Appunti da una conferenza tenuta dal Dr.Farzam Arbab il 28 aprile 2001, facente parte di un
seminario di due giorni sul Piano dei Cinque Anni, promossa dal Comitato per le Attività dei
Giovani al Centro Mondiale Bahà'ì.Il tema originario su cui il Comitato Giovani mi ha chiesto di parlare in questo seminario era
"l'insegnamento". Ho suggerito di modificarlo in "Programmi di crescita intensiva", al fine di avere
un contesto specifico in cui poter trattare l'argomento. Nelle molte settimane trascorse, un numero
di eventi, riguardanti il Piano dei Cinque Anni, ha avuto luogo al Centro Mondiale Bahà'ì, e l'ultima
sera avete ascoltato un discorso ispiratore sul recente Messaggio di Ridvan, facente parte del
seminario a cui adesso state partecipando. Posso affermare con certezza, dunque, che adesso avete
assunto familiarità con il contenuto dei vari documenti riferentesi al Piano, in particolare con il
Messaggio di Ridvan e il Messaggio del 9 gennaio della Casa Universale di Giustizia alla
Conferenza dei Consiglieri del Consiglio Continentale.Quello che mi piacerebbe fare oggi è aiutarvi
ad esplorare le implicazioni di alcune delle indicazioni contenute in questi documenti per la vita di
ogni singolo Bahà'ì. Spero di conseguire ciò, chiedendovi di immaginare voi stessi in una comunità
nazionale in una parte del mondo che è stata testimone di una moderata crescita in passato e di
riflettere sulle tematiche che vi presenterò in quel contesto. La domanda principale che vi si pone è
che cosa si dovrebbe fare per rispondere alle richieste che il Piano dei Cinque Anni fa ad ogni
singolo credente.Il contributo di ciascuno al progresso del Piano può, naturalmente, assumere molte forme.
Insegnamento, amministrazione, informazione pubblica, sviluppo economico e sociale, questi sono
tutti campi di servizio che richiedono diligente attenzione. Ma dato che l'insegnamento era nelle
intenzioni dei membri del Comitato Giovani, quando mi hanno chiesto di parlare per questa
occasione, mi concentrerò su quest'aspetto della vostra attività, nel quale sarete indubbiamente
impegnati, a prescindere da quali altri progetti possiate intraprendere.
Il Piano dei Cinque anni ha un'unica finalità, quella di far progredire il processo di entrata in truppe.
Infatti questo dovrà essere il fine di una serie di Piani, che porteranno la Comunità mondiale Bahá'í
alla fine del primo secolo dell'Età Formativa nel 2021. L'auspicata accelerazione del processo di
entrata in truppe deve essere conseguita attraverso un'attività sistematica da parte dei tre
partecipanti del Piano: l'individuo, le istituzioni e la comunità. La domanda che vi chiedo di
prendere in considerazione, allora, è come contribuire a questo scopo attraverso quell'area della
vostra attività che demarchereste come insegnamento.
Definiamo il contesto delle vostre attività un po' più in dettaglio. Supponiamo che la Comunità
Nazionale a cui appartenete, abbia già tenuto un incontro istituzionale altamente fruttuoso. A questa
riunione hanno partecipato uno o due Consiglieri, i membri del Consiglio Ausiliario assegnati alle
varie ragioni del paese, i membri della Assemblea Spirituale Nazionale, i Consigli Regionali e i
Comitati Nazionali ed anche i membri del Consiglio di Istituto Nazionale e i suoi coordinatori
regionali. Avendo studiato e approfondito a pieno il messaggio del 9 Gennaio, gli amici in questa
sede hanno aiutato l'Assemblea Nazionale a dividere ciascuna delle regioni sotto la giurisdizione dei
Consigli in un numero di aree. Le grandi città da sole costituiscono le "aree", mentre ognuno degli
altri raggruppamenti consiste in poche città e villaggi, e in alcuni casi in città di media ampiezza, le
vite giornaliere dei cui abitanti sono naturalmente connesse. Queste aree sono state poste nelle
categorie menzionate nel messaggio del 9 gennaio: quelle che non sono ancora aperte alla Fede,
quelle che hanno poche località e gruppi isolati, quelle con comunità insediate che stanno
guadagnando forza tramite un vigoroso processo di istituto; e quelle con comunità forti di credenti
approfonditi, che si trovano nella posizione di affrontare le sfide di una espansione e
consolidamento sistematici e accelerati.Il piano nazionale che l'Assemblea Nazionale ha annunciato alla Comunità richiede di far avanzare
parecchie aree, selezionate da ciascuna categoria, fino al loro stadio successivo di sviluppo. Con
sorpresa di tutti, nessuna area sembra essere pronta ancora per un programma di crescita intensiva,
ma alcune hanno forza sufficiente per poter raggiungere presto le condizioni necessarie, se vi fosse
dedicata un'attenzione adeguata. Agli occhi dei Consiglieri e dell'Assemblea Nazionale preparare
queste aree per programmi intensivi ha la priorità sulla maggior parte delle altre richieste del piano
nazionale.Avendo acquisito familiarità con le disposizioni del piano in un incontro tenuto per consultarvi nella
vostra regione, voi riflettete in spirito di preghiera sugli svariati modi in cui potete servire e vi
consultate con amici esperti. Diciamo, per amore di questa indagine, che alla fine decidete di
iniziare il vostro servizio in questa quinta epoca dell'Età Formativa come pionieri sul vostro
territorio. Vi si pongono poche scelte. Potete andare in un'area che non è stata aperta e insegnare
fino a che almeno una comunità non vi si sia stabilita. Potete fare del pionierismo in un'area dove
esiste una coppia di comunità piuttosto deboli e dedicare i vostri sforzi all'espansione ed al
consolidamento della Fede in quelle località. O potete andare in una delle poche aree designate
come priorità e partecipare in uno sforzo concentrato a prepararla per un programma di crescita
intensiva. Data l'enfasi che l'Assemblea Nazionale ha posto sul rafforzamento di queste aree,
decidete di fissare la residenza in una di queste.
Dato che il pionierismo è per voi qualcosa da fare e non qualcosa su cui parlare incessantemente,
dato che avete preso la vostra decisione con fermezza e non con poca convinzione, e poichè vi siete
rivolti a Bahà'ullàh e avete riposto tutti i vo-stri affari nelle Sue mani, le porte si aprono
immediatamente per voi. Forse potete iscrivervi in una università con sede nell'area per continuare i
vostri studi. O potreste trovare un'opportunità di lavoro durante un viaggio di esplorazione che
farete nell'area, o vi verrà mostrata un'altra delle miriadi di possibilità , con cui Bahá'u'lláh assiste
coloro che desiderano ardentemente servirLo. Traslocate rapidamente, organizzate i vostri affari nel
nuovo posto di residenza, ricevete il caldo benvenuto dei Bahá'í dell'area, e siete pronti per servire.
Che cosa farete?Per favore vorrei comprendeste che col descrivervi una possibile sequenza di azioni, non intendo
offrirvi una formula per il servizio. Tale formula non esiste ed ogni credente dovrà fare ogni tipo di
scelta ad ogni passo del cammino quando percorre il sentiero del servizio. Ma pensare a noi stessi in
una situazione specifica, tipica benchè immaginaria, aiuta a formarci una visione del campo di
servizio in cui si può desiderare di entrare.Non è possibile, naturalmente, dare una risposta, non importa quanto generica, alla questione del
"fare" senza dire qualco-sa riguardo all"essere", parlare di azione senza considerare il pensiero.
Permettetemi dunque di dire poche parole su alcuni degli attributi che devo presumere vi
caratterizzino, affinchè la storia che sto cercando di sviluppare abbia validità. Per la verità non
credo che le mie supposizioni siano errate, perché conosco molti credenti con queste caratteristiche.
Se ritenete che sto esagerando le vostre qualità degne di lodi, sarà soltanto a causa del vostro
personale senso di modestia.Fatemi cominciare dicendo che siete dei Bahá'í maturi. Questa maturità ha diverse dimensioni. Più
fondamentalmente, si riflette nel vostro senso di identità. E' naturale, certo, che i vari aspetti del
nostro ambiente nazionale, sociale, etnico, culturale, educativo, professionale e cosi via, debbano
influenzare i nostri modelli di pensiero e comportamento. Ma un Bahá'í maturo ha imparato a
mettere questi fattori nella giusta prospettiva senza perdere mai di vista la verità che la realtà della
sua esistenza è la sua anima che sta attraversando questo mondo per acquisire gli attributi che le
necessitano per l'eterno e glorioso viaggio verso Dio.
Voi siete pienamente consapevoli dunque del fatto che la vera origine della vostra identità sia
l'asservimento a Bahá'u'lláh. Quando vi viene chiesto "Chi siete?", la prima risposta che sorge
nella vostra mente non è "uomo", "donna", "bianco", "nero", "Latino", "Persiano", "Americano",
"dottore", "ingegnere", "professore", "artista". La vostra più alta aspirazione è quella di poter
rispondere alla domanda, almeno dentro di voi, con frasi del calibro di "Colui che ama
Bahá'u'lláh", "Colui che obbedisce ai comandamenti di Bahá'u'lláh", "Colui che serve
Bahá'u'lláh". E, avendo l'esempio di 'Abdu'l-Bahá sempre dinanzi a voi, vi rendete conto che
questa servitù deve tradursi in servizio per gli amati di Dio.
Un altro aspetto della nostra identità emerge dalle nostre radici nella storia Bahà'ì. Un'intima
connessione con un passato denso di eventi, con gli eroi tramite il cui sacrificio la Causa ha
progredito, e una profonda consapevolezza dei processi dei cicli di crisi e vittoria – tutti questi
fattori aiutano a formare la nostra vera identità. A differenza di così tante anime la cui connessione
con la storia è spezzata e che cercano eroi e modelli di protagonisti in figure che sono esse stesse
vittime di una società disintegrantesi, non avete dubbi sul fatto che state partecipando al più grande
dramma nella storia dell'umani-tà: la creazione di una nuova razza di uomini.
Un forte senso di identità Bahàì a sua volta porta ad un forte senso dello scopo. Fa sorgere un
sentimento di urgenza per il quale noi tutti avvertiamo il bisogno di occuparci della nostra personale
crescita spirituale. Non possiamo essere osserva-tori passivi delle nostre vite, vittime infelici della
società, plasmata da propagande politiche e commerciali. Le nostre vite su questo piano terreno
sono troppo brevi, e le munificenze di un cuore puro capace di riflettere gli attributi divini sono
troppe, perché noi ci facciamo distrarre dalle attrazioni effimere di un mondo perso in oziose
fantasie. Per questa ragione voi rivolgete intenzionalmente le vostre energie all'acquisizione di
perfezioni ed al raffinamento della vostra vita interiore.
Ma questo non è tutto. La maturità implica che si sia consapevoli delle trappole dovute all'essere
concentrati su se stessi. Non si possono sviluppare virtù umane in isolamento. Una concentrazione
troppo grande su noi stessi, sulle nostre poten-zialità, sui nostri talenti, travisa le mete molto
lodevoli della crescita personale. L'arena in cui tale crescita si verifica è il servizio per l'umanità .
L'idolatria del miglioramento personale, dell'auto-espressione e del proprio appagamento può
facilmente creare sia sensi di colpa che il sentimento di credersi nel giusto. Perciò il vostro senso
dello scopo è indirizzato verso la crescita personale e allo stesso tempo verso il servizio per la
Causa e l'umanità. Contribuire alla trasformazione della società e al progresso di una civiltà che
deve essere edificata secondo gli insegnamenti di Bahá'u'lláh è il lavoro della vostra vita.
Le forze che vi spronano nei vostri sforzi sono principalmente il vostro amore per la Bellezza
Benedetta, il vostro desiderio ardente di vera comprensione, la vostra spinta interiore verso
l'eccellenza, e la vostra profonda preoccupazione per il be-nessere dell'umanità. Eppure esiste
anche un elemento di timore che entra in gioco e che assicura la vigilanza. Mentre guardate verso
l'alto e in avanti, vi guardate dai suggerimenti della natura inferiore. Temete di cadere nella
condizione che Bahá'u'lláh ha descritto in questi termini:
Voi siete anche come l'uccello che si libra in volo, con l'intera forza delle sue potenti ali e
con completa e gioiosa fiducia, attraverso l'immensità dei cieli, fino a che, costretto a sod-
disfare la fame, si volge con bramosia verso l'acqua e la creta della terra sottostante, e,
rimanendo intrappolato nelle maglie del suo desiderio, si ritrova impotente a riprendere il
volo verso i regni da cui è venuto. Incapace di scuoter via il fardello che grava sulle sue
ali insozzate, quell'uccello, finora un abitante dei cieli, è adesso costretto a cercare una
dimora nella polvere. Perciò, o Miei servi, non contaminate le vostre ali con l'argilla dell'
ostinazione e dei vani desideri, e non tollerate di essere sporcati dalla polvere dell'invidia
e dell'odio, cosicchè non possiate mai essere intralciati nel prendere il volo nei cieli della
Mia divina conoscenza.Mentre cerchiamo di raggiungere la nostra duplice meta, i momenti più prediletti sono quelli
trascorsi in comunione con Dio, perché la preghiera nutre la nostra anima, e senza il vigore che essa
soltanto può generare, è impossibile perseverare nei nostri alti sforzi. Analogamente, lo studio degli
Scritti è una delle nostre primarie occupazioni. Non si tratta di una mera lettura di pochi versetti.
Comporta invece un'ampia meditazione sul significato e le implicazioni di ciascun brano nonché un
impegno assiduo a mettere in pratica gli insegnamenti per ottenere una crescita personale, per
contribuire allo sviluppo della comunità, e in ultima analisi per il processo di edificazione della
civiltà.Questi sono dunque i modi in cui determiniamo la nostra identità, il nostro scopo e la nostra
occupazione, quando ci leviamo per diventare pionieri.
Un altro aspetto della maturità, che prendiamo in considerazione qui, è la natura delle aspettative
che abbiamo, quando percorriamo un cammino di servizio. Per essere più precisi, non avrete deciso
di diventare pionieri sul vostro territorio soltanto sull'onda dell'emozione. Questo non vuol dire che
non siate entusiasti e che non traiate contentezza dal servizio che state rendendo. Ma i vostri
momenti di felicità come anche quelli di intenso dolore non determinano la direzione della vostre
azioni. Ciò che soggiace a tutti i vostri sentimenti è una gioia interiore che non è il risultato di
circostanze transitorie ma la qualità della vostra anima. E' una condizione fondamentale del vostro
cuore, non un'emozione derivante da influenze esterne. Essere maturi, allora, implica che quelli che
vi galvanizzano non sono i risultati immediati delle vostre attività, perché voi sapete che talvolta
questi saranno incoraggianti e altre volte no. Voi non siete eccessivamente influenzati dalle critiche
degli altri, né vivete per le lodi. Non cercate il riconoscimento per ciò che fate, e non gravate le
istituzioni con il continuo appello: " Eccomi , eccomi. Perché non utilizzate il mio grande talento?"
. Voi siete un umile nonché effettivo partecipante dello sforzo collettivo.
La gioia che sentite proviene dall'aver riconosciuto Bahá'u'lláh e dalla consapevolezza che siete
circondati dalla Sua misericordia. Traete soddisfazione dall'atto in sè di condividere il messaggio di
Bahá'u'lláh con gli altri, dall'essere impegnati nell'approfondimento e nella riflessione sulla Parola
di Dio, dal partecipare al premio di guidare le anime alle rive dell'oceano della Sua Rivelazione.
Come 'Abdu'l-Bahá ha affermato:Se tu sapessi quale alto stadio sia destinato alle anime distaccate dal mondo, possentemente
attratte verso la Fede, che insegnano sotto l'ombra protettrice di Bahá'u'lláh! Ti rallegreresti
e, con esultanza ed estasi, spiegheresti le ali spiccando il volo verso il cielo – perché sei
seguace di questa via e viandante verso quel Regno.
(Antologia di 'Abdu'l-Bahá, pag. 101)….. dovete , per questa questione , che è il servizio per l'umanità sacrificare le vostre stesse
vite e, quando abbandonate voi stessi, gioire.E' da notare qui che non si gioisce per noi stessi ma perchè abbandoniamo noi stessi. Infatti la più
grande fonte di gioia nel campo del servizio non consiste nelle nostre realizzazioni personali, ma
nell'essere testimoni dei risultati dei nostri amici credenti. Una delle affermazioni contenute nel
messaggio del 9 Gennaio che ha catturato l'immaginazione di molti amici parla della necessità
dell'incoraggiamento. "Approfondirsi da soli", recita il brano, " non necessariamente si traduce in
una improvvisa attività di insegnamento. Su ogni via del servizio, gli amici necessitano un
sostenuto incorag-giamento": Allora ecco la domanda che si pone: "Come si incoraggiano gli
altri?". La lode sembra la risposta più in voga. Ma la lode può avere l'effetto contrario quando è
vuota, quando segue una serie di rituali secondo qualche formula. Qui, come in ogni altro aspetto
della vita , il "fare" e l' "essere" non si possono facilmente separare.
Per padroneggiare l'arte dell'incoraggiamento, mi pare, che dobbiamo lottare proprio con noi stessi.
La sensazione di aver talento è una cosa buona, e noi tutti ne abbiamo bisogno di tanto in tanto. Ma
è soltanto quando ci rallegriamo per le doti degli altri, per i successi nei quali non necessariamente
abbiamo avuto qualche ruolo, che tutto quello che diciamo e fac-ciamo diventa per loro una fonte di
incoraggiamento.E ancora, un altro segno del vostro essere dei Bahá'í maturi è la comprensione del mistero del
sacrificio. Ciò significa che né voi schivate il concetto, né adoperate così spesso la parola da
renderla insignificante. Certo che si può usare questo termine nella vita di ogni giorno: " Ho
sacrificato due ore di sonno per prepararmi all'esame". "Ho sacrificato la partita questa settimana
per stare accanto al mio amico ammalato". E, naturalmente, il servizio per la Fede comprende il
sacrifi-cio in questa accezione. Quando partecipiamo ad un'attività Bahà'ì, non potremmo fare altro
che possa essere più piace-vole per noi. Ma come possiamo chiamarlo questo un sacrificio, quando
l'attività Bahá'í in questione è in realtà una fonte di gioia? Come potremmo dire che
l'insegnamento è la più grande gioia della nostra vita e allo stesso tempo credere, ad esempio, che
sia un sacrificio non vedere uno spettacolo televisivo per essere presenti ad un fireside?
La realtà del sacrificio, naturalmente, è quella di rinunciare a ciò che è inferiore per ciò che è
superiore. Questo si applica non soltanto alle cose materiali, ma anche a pensieri, abitudini e
sentimenti. In una vita di servizio, si è più precisamente impegnati a disfarsi di ciò che vale meno
per ricevere ciò che è più prezioso. Eppure siamo attaccati a tutto ciò che posse-diamo. E' doloroso
lasciare andare le cose, perfino quando ci viene garantito che quello che si riceverà sarà di gran
lunga migliore. Ma questo dolore è portatore di gioia e non di dispiacere. Questo sacrificio viene
fatto con gratitudine verso Dio per aver conferito a noi l'opportunità di servire. A questo riguardo,
'Abdu'l-Bahá ci dice che fino a che unessere non abbia posto piede nella pianura del sacrificio, è privato d'ogni grazia e favore;
e la pianura del sacrificio è il reame dove si muore all'io, sì che possa brillare la radiosità
del Dio vivente.…..la vicinanza a Dio necessita di sacrificio di sè, distacco e rinuncia a tutto per Lui.
Vicinanza è somiglianza.Un altro aspetto della maturità, che avete raggiunto, è la vostra comprensione della natura
dell'insegnamento e la vostra condotta al riguardo. Nel messaggio del 9 gennaio la Casa Universale
di Giustizia afferma:Quando la preparazione e l'incoraggiamento sono efficaci, si alimenta una cultura di crescita nella
quale i credenti vedono il dovere di insegnare cone una naturale conseguenza dell'aver accettato
Bahá'u'lláh. Costoroinnalzeranno la sacra torcia della fede, come era desiderio di 'Abdu'l-Bahá,
lavoreranno incessantemente, giorno e notte, e consacreranno ogni fuggevole attimo
della loro vita alla diffusione delle fragranza divina e all'esaltazione della santa Parola
di Dio.Così infiammati dal fuoco dell'amore di Dio divengono i loro cuori, che chiunque si avvicina loro,
ne sente il calore. Si impegnano strenuamente per essere canali dello spirito, puri di cuore, altruisti
ed umili, possedendo la certezza e il coraggio che scaturiscono dall'affidamento a Dio. In tale
cultura, l'insegnamento è la passione dominante della vita dei credenti. La paura dell'insuccesso
non trova spazio. Mutuo sostegno, impegno nell'apprendimento e apprezzamento della diversità di
azione sono le norme prevalenti.Considererete dunque l'insegnamento come essenzialmente spirituale per natura ed eviterete di
rimanere intrappolati nella semplice tecnica. L'insegnamento non implica soltanto le azioni che
effettuiamo, ma anche uno stato dell'essere a cui ciascuno di noi deve pervenire. Dare è una
necessità della nostra esistenza spirituale. Dobbiamo condividere con gli altri qualcosa di ciò che
possediamo. Il nostro bene più prezioso, naturalmente, è il nostro riconoscimento di Bahá'u'lláh,
per cui sarebbe innaturale se non desiderassimo condividere con gli altri la sapienza che riceviamo
dalla Sua Rivelazione e l'amore e la gioia con la quale questa Rivelazione riempie le nostre anime.
L'essere infiammati di cui parla La Casa di Giustizia in questo brano che ho citato, implica che il
fuoco dell'amore per Bahá'u'lláh nel vostro cuore avvampi con sempre maggiore intensità ogni
giorno, e mentre aumenta sprigioni sempre più calore e luce. Questo calore attrae gli altri cuori ed
aiuta a creare le condizioni necessarie in cui può scoccare in loro la scintilla della fede.
In questo stato dell'essere infiammati, consideriamo ogni opportunità di insegnamento come un
premio proveniente da Dio. Certo non ci passerebbe mai per la testa che stiamo facendo un favore a
Lui, obbedendo al Suo comandamento di insegnare. Al contrario, ci accostiamo all'insegnamento
con gratitudine e reverenza, come a un atto sacro, in cui "sacro"si riferisce a ciò che appartiene a
Dio.Quando insegniamo abbiamo a che fare con due cose davvero sante. Una è il cuore dell'uomo che
essenzialmente appar-tiene a Dio. Infatti, si può anche definire l'insegnamento come quell'atto
spirituale, che ha come conseguenza l'apertura della cittadella del cuore umano a Lui. L'altra cosa
sacra che riguarda l'insegnamento è la Rivelazione di Bahá'u'lláh. Noi insegniamo allo scopo di
connettere il cuore alla Sua Rivelazione, il Suo più grande dono all'umanità. Avete senz'altro
familiarità con queste parole di Bahá'u'lláh:Ciò che Egli ha riservato per Se Stesso sono le cittadelle dei cuori degli uomini;
e tra questi, gli amati di Colui che è la Verità Suprema , in questo Giorno,
ne sono le chiavi. Piaccia a Dio che essi, nessuno escluso, possano essere messi in
grado di disserrare, tramite il potere del Più Grande Nome, i portali di queste città.
In un altro brano Egli afferma:Le cose che Egli ha riservato a Sè sono le cittadelle dei cuori degli uomini, affinchè
Egli possa purificarle da ogni contaminazione terrena, e metterle in grado di avvici-
narsi al Sito consacrato, che le mani degli infedeli non potranno mai profanare.
Schiudete, o genti, la città del cuore umano con la chiave della vostra loquela.
In questo modo Noi, secondo una misura preordinata, vi abbiamo prescritto il vostro
dovere.Dite: Questa è la mistica e sigillata Pergamena, il ricettacolo dell'immutabile Decreto di
Dio,che porta le parole che il Dito della Santità ha tracciato, che giacciono avvolte entro il velo
diimpenetrabile mistero, e che ora sono state inviate quale pegno della grazia di Colui che è
l'Onnipotente, l'Antico dei Giorni. In essa Noi abbiamo decretato i destini di tutti coloro
chedimorano sulla terra e degli abitatori del cielo, e scritto la sapienza di tutte le cose dalla
primaIl fatto che vi accostiate all'insegnamento come a un atto spirituale tocca un'altra dimensione della
sacralità. Nell'inse-gnamento, l'agente che causa la trasformazione è la Parola di Dio. Bahà'ullàh
usa l'immagine dell' "elisir", del quale si è creduto nei secoli che avesse il potere di tramutare il
rame in oro, per aiutarci a capire il potere della Parola di Dio:
La vitalità della fede degli uomini in Dio va spegnendosi in ogni paese; null'altro che la Sua
salutare medicina può ristabilirla. La corrosione dell'empietà sta distruggendo gli organi
vitalidella società umana; che cosa, tranne l'Elisir della Sua potente Rivelazione, può purificarla e
rinnovarla? E' nei limiti del potere umano, o Hakim, di effettuare negli elementi costituenti
diuna qualsiasi piccola e indivisibile particella di materia una trasformazione così completa da
tramutarli nell'oro più puro? Per quanto imbarazzante e difficile ciò possa apparire, pure Ci
è stato dato il potere di effettuare l'ancor più ardua impresa di convertire la forza satanica in
potenza celeste. La forza, capace di una tale trasformazione, trascende la potenza dello
stessoElisir. Il Verbo di Dio soltanto può vantare la distinzione di essere dotato della capacità
neces-Questo è uno dei concetti spirituali che stanno alla base della dichiarazione della Casa Universale di
Giustizia, ovvero che "la paura dell'insuccesso non trova spazio" nella cultura di crescita che
dovrebbe caratterizzare la comunità bahà'ì. Perché si dovrebbe temere l'insuccesso, quando siamo
fiduciosi nel fatto che la Parola di Dio sia dotata del potere di trasformare i cuori? E' il divino
"Elisir", e noi non siamo altro che il canale attraverso il quale può fluire. Che noi siamo
semplicemen-te un mezzo, certo non è un'idea che esprimiamo ripetutamente, perché l'abbiamo
sentita ormai così tante volte. Per noi possiede un significato autentico. Ogni volta che insegniamo
la Causa e adorniamo la nostra esposizione con le Parole di Bahá'u'lláh, siamo testimoni del loro
effetto sul cuore dell'uomo e riusciamo ad intravedere che cosa significhi essere un "canale dello
spirito".Prima di concludere queste osservazioni sulla maturità, fatemi richiamare la vostra attenzione su un
altro punto molto importante che con essa ha attinenza. Voglio supporre che il vostro studio
approfondito delle direttive della Casa Univer-sale di Giustizia nell'arco dei pochi anni trascorsi, vi
abbia aiutato a procedere oltre le estreme affermazioni e le dualità che vi si percepiscono, che
talvolta paralizzano le comunità Bahá'í e ne ristagnano la crescita. Voi non siete rimasti in balia, ad
esempio, di asserzioni del tipo "Nell'insegnamento è sufficiente l'amore" o "L'unica cosa che
importi nell'inse-gnamento è il proprio esempio", o " Se siamo spirituali, allora le cose giusto
accadranno; si parla troppo di piani sistema-tici" o "Bahá'u'lláh ci dice che dovremmo prima
insegnare a noi stessi, dunque ci dovremmo concentrare sul nostro perfe-zionamento personale;
l'insegnamento agli altri verrà poi", o "L'unico modo per insegnare è tramite i fireside, l'insegna-
mento alle masse in gruppi non è dignitoso", oppure " Questo è il periodo dell'insegnamento alle
masse; il tempo per l'insegnamento individuale è passato".
Una visione equilibrata dell'insegnamento poggia sulla convinzione che "essere" e "fare" siano
intimamente connessi. Quindi, per esempio, ancorchè sia necessario impegnarsi per accrescere il
nostro amore per Dio e per i nostri consimili esseri umani, l'amore da solo non è sufficiente per
l'insegnamento. La conoscenza è necessaria. Il potere della parola è necessario. Sono necessarie
spiegazioni convincenti che possano portare il ricercatore ad una adeguata conoscenza e
comprensione. Pur essendo essenziale essere infiammati, anche l'azione è necessaria. Non si
possono conseguire risultati senza sforzo. L'insegnamento comporta una notevole mole di attività,
al fine di trovare anime recettive, per conquistarne la fiducia, per aiutarle a comprendere gli
insegnamenti fondamentali della Fede, e per accompagnarle nelle fasi iniziali del loro viaggio
spirituale. Essere sistematici non va contro la spiritualità.
D'altro canto, l'insegnamento implica di più che soltanto dire e fare le cose giuste. Senza amore, si
può realizzare poco. Senza che si sia infiammati, è estremamente difficile accendere la scintilla
della fede. Ed è vero che, nel nome della progettazione e dell'addestramento, possiamo divenire
così preoccupati della tecnica che lo spirito viene dimenticato. Il messaggio del 9 gennaio della
Casa Universale di Giustizia ai Consiglieri si riferisce alla progettazione in questi termini:
La natura del processo di pianificazione con la quale procederete aiutando gli amici, è per molti
rispetti unica. In sostanza è un processo spirituale nel quale le comunità e le istituzioni si sforzano
di allineare le proprie attività con la Volontà di Dio. Il Piano Maggiore di Dio è al lavoro e le forze
che esso genera spingono l'umanità verso il suo destino. Nei loro specifici piani d'azione, le
istituzioni della Fede devono cercare di avere una profonda intuizione del modo di operare di queste
grandi forze, di esplorare le potenzialità degli individui cui sono al servizio, misurare le risorse e le
forze delle loro comunità, e prendere dei provvedimenti effettivi per ottenere la incondizionata
partecipazione dei credenti. L'accrescimento di questo processo è la sacra missione a voi affidata.
Questa interconnessione tra "essere" e " fare" implica inoltre che non possiamo aspettare di essere
perfetti prima di insegnare. C'è un lungo cammino davanti a noi da affrontare sul sentiero che porta
alla perfezione, ma dobbiamo essere convinti che Bahá'u'lláh assisterà ogni anima che si leva a
servirLo, non importa quali che siano le sue manchevolezze. Tutto quello che ci viene richiesto di
fare è di sforzarci al massimo per adempiere il nostro dovere di insegnare. E non dovremmo farci
trarre in inganno pensando che possiamo insegnare soltanto con l'esempio. E' la chiave della parola
che secondo Bahá'u'lláh alla fine disserrerà i cuori. Questo non vale a dire che il nostro
comportamento non conta. Una potente forza di attrazione è generata dalle buone azioni e da un
carattere retto. E' necessario seguire il modello di 'Abdu'l-Bahá, che visse una vita costellata di tali
gesti esemplari, eppure usò il potere della Sua favella e parlò della Fede ogni qualvolta se ne
presentava l'occasione appropriata.L'equilibrio, che è un segno di maturità, appartiene anche ai comportamenti che noi adottiamo
quando effettuiamo il nostro dovere di insegnare. Ricorderete le parole dell'Amato Custode che non
dovremmo essere né troppo "provocatori", né troppo "acquiescenti", né "fanatici né eccessivamente
liberali" nella nostra esposizione dei "tratti fondamentali e distintivi" della Fede. Capiteranno casi
in cui dovremo essere "audaci" ed altri in cui dovremo procedere con cautela. Talvolta dobbiamo
"agire rapidamente" e in altre occasioni dovremmo "segnare il passo". Vi sono situazioni in cui il
metodo diretto è appropriato, e quelle in cui il metodo indiretto funzionerà meglio.
Riguardo alla domanda dell'individuo rispetto all'azione collettiva, un insegnante maturo apprezza
il fatto che la "diversità di azione" sia necessaria, se una comunità deve crescere. La proclamazione
è un'attività preziosa, ma non può diventare il mezzo esclusivo per portare il messaggio di
Bahá'u'lláh alla gente del mondo. Insegnare implica molto di più che semplicemente informare la
gente della Fede. Aiutare gli altri a riconoscere Bahá'u'lláh, approfondirli con sistemati-cità,
incanalare le loro energie in una o un'altra delle moltre strade del servizio, sono questioni a cui ci si
deve dedicare entrambi sia a livello individuale che a livello della comunità e delle sue istituzioni.
Con questi suggerimenti in mente, la maggior parte riguardanti lo "stato dell'essere", ritorniamo
adesso alla questione del "fare" ed esploriamo la natura delle vostre attività, nel contesto del piano
di azione per la nuova area in cui risiedete. E ancora permettetemi di ricordarvi che vi sto
proponendo soltanto una storia ipotetica, che non dovrebbe essere presa come ricetta da seguire in
ogni campo.Rammentate che, nella nostra storia, avete intrapreso il pionierismo in un area che veniva preparata
per un programma intensivo di crescita. Nel descrivere un'area pronta per tale programma, la Casa
di Giustizia ha menzionato i seguenti criteri:…..una certa esperienza di base da parte di alcune comunità del gruppo, nel tenere classi
per l'educazione spirituale dei fanciulli, incontri devozionali, e la Festa del 19° giorno;
l'esistenza di un ragionevole grado di capacità amministrativa in almeno alcune Assem-
blee Spirituali Locali; l'attivo coinvolgimento di parecchi assistenti dei membri del Corpo
Ausiliario nel promuovere la vita di comunità; un pronunciato spirito di collaborazione tra
le varie istituzioni che lavorano nell'area; e soprattutto la solida presenza di un istituto di
addestramento con un piano di coordinamento che sostenga la sistematica moltiplicazione
dei circoli di studio.Se si deve dar inizio al programma con il piede giusto, è altresì necessario avere, secondo la Casa di
Giustizia, "un alto livello di entusiasmo in un gruppo piuttosto grande di devoti e capaci credenti,
che comprendano i requisiti essenziali ad una crescita sostenibile e che possano far proprio il
programma". Daremo per scontato che l'area in cui siete andati pionie-ri goda di molte di queste
condizioni, ma che il funzionamento dell'istituto richieda un ulteriore rafforzamento e che il nucleo
di base dei credenti attivi abbia bisogno di raggiungere più alti livelli di unità di pensiero per
arrivare ad una visio-ne comune del programma, che essi sperano di lanciare. Questo, tutti sono
concordi, può ottenersi in un'arco di pochi mesi di preparazione sistematica.
Data la centralità dell'istituto per un programma di crescita di un'area, una delle principali mete
fissate per questa fase preparatoria è l'addestramento di un apprezzabile numero di insegnanti,
diciamo cinquanta, dei primi limitati corsi della sequenza principale offerta dall'instituto.
L'aspettativa è che almeno venti di loro saranno capaci di fondare circoli di studio nelle varie
località del gruppo. Altre attività richieste sono un sondaggio iniziale delle comunità nell'area,
incontri mensili di consultazione tra credenti pronti a far proprie le sfide di una espansione
accelerata, il consolidamento di classi di circa venti bambini, e l'avvio di alcuni circoli di studio
speciali per i giovanissimi, uno sforzo mai finora intrapreso in questa specifica area.
Entro questo contesto adesso, poniamo ancora una volta la domanda cruciale: "Cosa intendete fare
per contribuire a questo piano di azione?". Abbiamo già accennato che le iniziative di insegnamento
personale e gli sforzi collettivi per assicurare l'espansione e il consolidamento della Fede sono
complementari, e che entrambi sono necessari per una crescita sostenuta. Perciò possiamo
tranquillamente supporre che uno dei primi passi che intraprenderete sarà quello di stilare il vostro
piano personale di insegnamento individuale. A partire dalla vostra università o dal luogo di lavoro,
diventate parte integrante della vita della società intorno a voi. Ricercate con sistematicità persone
affini ed entrate in discorsi seri con loro su tema-tiche spirituali e su gli ideali di un nuovo ordine
mondiale. Non appena scorgete ricettività, offrite loro le verità racchiuse negli insegnamenti, le
attraete alla Fede, le aiutate a raggiungere lo stadio dell'accettazione, le approfondite e le accompa-
gnate nei loro iniziali atti di servizio fino a che non sono pronte a procedere per conto proprio e ad
insegnare agli altri.L'esperienza in tutto il mondo sta ora dimostrando che i circoli di studio possono essere strumenti
tanto di espansione quanto di consolidamento. Molte persone, che a volte sanno pochissimo della
Fede, sembrano più che disposte a parte-cipare a determinati corsi di istituto, specialmente quelli
che trattano di argomenti spirituali, e spesso alla fine del primo corso diventano Bahà'ì. Possiamo
presumere, dunque, che l'uso di tale metodo sia parte del vostro piano individuale di insegnamento.
Per quanto attiene alla vostra partecipazione agli sforzi collettivi, diciamo che, benchè abbiate
ricevuto una certa istruzione per diventare insegnanti di alcuni corsi del vostro istituto, vi rendete
conto che avete molto da imparare prima di diventa-re veramente effettivi. Così, accettate
prontamente di frequentare le periodiche sessioni di addestramento per insegnanti offerte dal
coordinatore dell'area per l'instituto. Non appena il vostro addestramento di insegnante progredisce,
incomin-ciate a visitare un villaggio vicino una volta alla settimana dove formate due gruppi di
studio: uno per i giovani e i giova-ni adulti, e un altro per i giovanissimi.
A questo punto fatemi fare una breve digressione per dire alcune parole sulla natura della
popolazione Bahá'í del tipo di gruppo, dove, nella mia storia, siete andati pionieri. Durante le
decadi degli anni sessanta, settanta e ottanta, le comunità Bahá'í intorno al mondo sono cresciute
enormemente.Sfortunatamente il consolidamento non ha retto il passo con l'espansione ed il processo si è
arrestato. Come risultato, le istituzioni della Fede hanno perso i contatti con molti, molti Bahà'ì.
Possiamo essere del tutto fiduciosi, allora, che la località che avete scelto di visitare si troverà in
una condizione peculiare: ci dovrebbe essere un numero abbastanza grande di persone che
accettarono la Fede anni fa e un considerevole numero di giovani individui che nella loro
fanciullezza fre-quentarono classi occasionali di bambini Bahà'ì; tutti questi hanno sentimenti
cordiali nei confronti della Fede, ma difettano dell'entusiasmo di quegli anni di espansione su larga
scala. L'esperienza degli anni recenti ha mostrato che, mentre il tentativo di rianimare l'intera
comunità può rivelarsi difficile, la proposta di costituire un circolo di studio con dieci o quindici
giovani adulti di solito incontra grande successo. Il lavoro delle decadi precedenti non è stato
invano. E' stata creata una condizione che si presta bene all'azione sistematica. Ciò che si è
verificato durante queste tre decadi è di-ventato noto come insegnamento alle masse, ed un analisi
penetrante di quel periodo di tempo viene presentata nel recente documento dal titolo Il Secolo della
Luce. Così importante è questa analisi per una comprensione del Piano dei Cinque Anni e dei
programmi di crescita intensiva, per i quali invoca a gran voce, che mi piacerebbe leggere alcuni
paragrafi del documento per voi:Quando i credenti dei centri urbani partirono per delle campagne prolungate, al fine di
raggiungere le moltitudini della gente del mondo che viveva nei villaggi e nelle aree rurali,
incontrarono una ricettività al messaggio di Bahá'u'lláh, che andava ben oltre ciò che avessero
immaginato possibile. Anche se la risposta di solito assumeva forme diverse da quelle a cui gli
insegnanti erano abituati, i nuovi dichiarati venivano accolti con piacere e in modo
appassionato….Alla base del progresso, come è avvenuto sin dall'inizio nella vita della Causa, c'è stato
l'impegno messovi da ogni singolo credente. Già durante il ministero di Shoghi Effendi persone
lungimiranti avevano preso l'iniziativa di rag-giungere le popolazioni indigene in paesi quali
l'Uganda, la Bolivia e l'Indonesia. Durante il piano dei Nove Anni, un numero ancora maggiore
di siffatti insegnanti venne attratto nell'impresa, particolarmente in India, in parecchi paesi
dell'Africa, e nella maggior parte delle regioni dell'America Latina, ed anche nelle isole del
Pacifico, in Alaska e tra la gente nativa del Canada e la popolazione rurale nera degli Stati Uniti
del Sud..…Persino così, divenne presto evidente che l'iniziativa individuale da sola, per quanto ispirata ed
energica, non poteva rispondere adeguatamente alle opportunità che si andavano aprendo. Il
risultato fu quello di lanciare le comunità Bahá'í in un'ampia gamma di progetti di
insegnamento e proclamazione collettivi, rievocanti gli eroici giorni degli araldi dell'aurora.
Gruppi di insegnanti pieni di ardore scoprirono che adesso era possibile presentare il messaggio
della Fede non soltanto ad una serie di persone che chiedeva informazioni, ma anche ad interi
gruppi e finanche ad intere comunità. Le decine di migliaia divennero centinaia di migliaia. La
crescita della Fede comportò che i membri delle Assembleee Spirituali, la cui esperienza era
limitata al rafforzamento della comprensione della Fede di ricerca-tori singoli, cresciuti nelle
culture del dubbio o nel fanatismo religioso, dovettero adattarsi alle espressioni di fede da parte
di interi gruppi di persone per le quali la consapevolezza religiosa e la risposta erano normali
aspetti della vita di ogni giorno.Nessun segmento della comunità dette un contributo più energico o eloquente a questo
sensazionale processo di crescita della gioventù bahà'ì. Nelle loro imprese durante queste
decadi cruciali, come, in realtà, attraverso l'intera storia dei passati cento cinquant'anni, vien
fatto di ricordare più volte che la grande maggioranza della compagnia di eroi che lanciarono la
Causa nella sua direzione nella metà del diciannovesimo secolo erano tutti persone giovani…
Il documento continua a raccontare come l'escalation nell'arruolamento portò con sé
ugualmente grandi problemi: l'approfondimento sostenuto dei nuovi credenti si rivelò un
compito arduo e l'adattamento alle diverse culture e a nuovi modi di pensare palesò sfide senza
precedenti.All'inizio, tali problemi si rivelarono stimolanti, poiché entrambi, le istituzioni Bahá'í e i singoli
credenti, lottarono per trovare nuovi modi di approccio alle situazioni – modi nuovi, in realtà, di
comprendere brani importanti degli stessi Scritti Bahà'ì. Furono fatti sforzi risoluti per
rispondere alle direttive del Centro Mondiale che indicava che l'espansione e il consolidamento
sono due processi gemelli che devono andare di pari passo. Laddove, però, le speranze di
risultati non si materializzarono prontamente, cominciò abitualmente a serpeggiare una qual
dose di scoraggiamento. L'iniziale rapida crescita nel ritmo di arruolamento rallentò
sensibilmente in molti paesi, inducendo alcune istituzioni e comunità Bahá'í a ritornare a ad
attività più note e a persone più raggiungibili." L'effetto principale di queste contrarietà, tuttavia, fu che si insinuò nelle comunità il
convincimento che le alte aspettative dei primi anni fossero per qualche aspetto del tutto non
realistiche. Benchè i facili successi delle iniziali attività di insegnamento fossero incoraggianti,
non bastarono, da soli, a costruire una vita di comunità Bahá'í che potesse venire incontro ai
bisogni dei suoi nuovi membri ed autogenerarsi.Anzi, pionieri e nuovi credenti allo stesso modo furono posti di fronte a problematiche per le
quali l'esperienza Bahá'í nelle terre dell'Occidente o persino in Iran – offriva poche risposte.
Come dovevano essere costituite le Assemblee Spirituali Locali, e una volta formate come
avrebbero dovuto funziona-re in aree dove un'ampio numero di nuovi credenti si era unito alla
Causa improvvisamente dal giorno alla notte, sem-plicemente sulla base della loro
comprensione spirituale della verità della Fede? Come poteva essere accordata alle donne egual
voce, in società dominate dall'uomo sin dall'alba dei tempi? Come avrebbe dovuto essere
applicata con sistematicità l'educazione di un vasto numero di bambini in un panorama culturale
in cui erano predominanti povertà e analfabetismo? Quali priorità avrebbero dovuto guidare
l'insegnamento morale Bahà'ì, e come potevano questi obiettivi essere meglio messi in
relazione con le consuetudini indigene prevalenti? Come avrebbe potuto una vibrante vita di
comunità venir coltivata in modo tale da stimolare la crescita spirituale dei suoi membri? Quali
priorità,inoltre, dovevano essere poste con riguardo alla produzione della letteratura Bahà'ì,
specialmente dato il repentino incremen-to verificatosi nel numero degli idiomi rappresentati
nella comunità? Come avrebbe potuto essere preservata l'integri-tà dell'Istituzione Bahá'í della
Festa del 19°, mentre questa vitale attività si apriva all'influenza arricchente di culture diverse?
E, in tutte le aree in questione, come dovevano essere reclutate, investite e coordinate le risorse
necessarie?La pressione di queste urgenti e interdipendenti sfide lanciò il mondo Bahá'í in un processo di
apprendimento, che si è rivelato essere tanto importante quanto l'espansione stessa. Si può
affermare con sicurezza che durante questi anni non c'era in pratica nessun tipo di attività di
insegnamento, nessuna combinazione di espansione, consolidamento e proclamazione, nessuna
scelta amministrativa, nessuno sforzo per un adattamento culturale che non venisse energica-
mente sperimentato in qualche parte del mondo Bahà'ì. Il risultato netto dell'esperienza fu
un'intenso ammaestra-mento di una grande parte della Comunità Bahá'í nelle implicazioni del
lavoro di insegnamento alle masse, un'educa-zione che non si sarebbe potuta verificare in altro
modo. Per sua propria natura, il processo fu in gran misura locale e regionale come centro di
interesse, qualitativo piuttosto che quantitativo nelle sue acquisizioni e valutabile nel pro-gresso
raggiunto più in base all'incremento che per la vasta scala . Se non fosse stato per il lavoro di
consolidamento coscienzioso, sempre difficile e spesso frustrante continuato durante questi
anni, d'altronde, la successiva strategia di sistematicità della promozione dell'entrata in truppe
avrebbe avuto un numero ridottissimo con cui funzionare.
Come il documento spiega , le tre decadi di prove ed errori e di apprendimento costituirono un
periodo significativo nella storia Bahà'ì:L'importanza di queste tre decadi di sforzo, apprendimento e sacrificio divenne evidente,
quando arrivò il momento di ideare un Piano globale, che avrebbe tratto profitto dalla capacità
di penetrazione ottenuta e dalle risorse che erano state sviluppate. La Comunità Bahá'í che si è
attivata sul Piano dei Quattro Anni nel 1996 era assai diversa da quell' appassionato, ma recente
e ancora inesperto corpo di credenti, che nel 1964, si era avventurato fuori per la prima di
siffatte inprese, che non venivano più sorrette dalla mano guida di Shoghi Effendi. Dal 1996 era
diventato possibile vedere tutti i i distinti fili dell'impresa come parti integrali di un unico
coerente tutto.Traendo profitto dalla capacità di penetrazione acquisita nelle precedenti decadi, come ci svela
il documento, il Piano dei Quattro Anni fece focalizzare il mondo Bahá'í sulla sistematizzazione
dell'espansione e del consolidamento attra-verso l'opera dell'istituto di addestramento. L'intero
periodo viene allora messo in prospettiva storica:
Attraverso tutta la storia, le masse dell'umanità sono state, nel migliore dei casi,
spettatricinell'avanzata della civilizzazione. Il loro ruolo è stato quello di servire le mire di
qualsiasièlitè avesse temporaneamente assunto il controllo del processo. Persino le successive
Rive-lazioni del Divino, il cui obiettivo era la liberazione dello spirito umano, furono, dopo un
certo periodo, fatte prigioniere del"pressante interesse personale", furono congelate in
do-gmi creati dall'uomo, in rituali, in privilegi clericali e diatribe settarie, e giunsero al
terminedella loro dispensazione con il loro intendimento fondamentale vanificato.
Bahá'u'lláh è venuto a liberare l'umanità da questa lunga schiavitù. E nelle decadi che hanno
concluso il ventesimo secolo la comunità dei Suoi seguaci si è dedicata ad una creativa
sperimentazione, con quei mezzi con i quali il Suo proposito può essere realizzato. L'esecuzione
del Piano Divino comporta niente di meno che il coinvolgimento dell' intero corpo dell'umanità
nel lavoro del suo stesso sviluppo spirituale, sociale e intellettuale. Le tribolazioni incontrate
dalla comunità Bahá'í nelle decadi dal 1963 sono state eventi necessari ad affinare gli sforzi e a
purificare la motiva-zione, in modo tale da rendere coloro che ne avrebbero preso parte
meritevoli di una così grande fiducia. Tali test sono la più sicura prova di quel processo di
maturazione che 'Abdu'l- Bahá ha così fiduciosamente descritto:
Alcuni movimenti appaiono, si manifestano per un breve periodo di attività, poi
cessano.Altri esibiscono una capacità maggiore di crescita e vigore, ma prima di raggiungere
unamatura evoluzione, si indeboliscono, si disintegrano e cadono nell'oblio… Vi è
ancora unaltro tipo di movimento o causa che da un piccolissimo, isignificante inizio procede
con unavanzamento stabile e sicuro, allargandosi e ampliandosi gradualmente fino a che
non abbiaassunto dimensioni universali. Il movimento Bahá'í è di questa natura.
La ragione per cui ho letto così tanti estratti del documento il Secolo della Luce è duplice. Uno è
sottolineare per voi che il Piano dei Cinque Anni ha la generalità dell'umanità in mente. Nel
messaggio del 9 Gennaio, la Casa Univer-sale di Giustizia dichiara:
Gli amici che parteciperanno a questi programmi intensivi di crescita dovrebbero
tenerea mente, che il fine è quello di assicurare che la Rivelazione di Bahá'u'lláh
raggiunga lemasse dell'umanità e le metta in grado di conseguire il progresso spirituale e
materialetramite l'applicazione degli Insegnamenti. Un esteso numero tra le genti del mondo è
pronto, anzi si strugge, per i munifici doni che Bahá'u'lláh soltanto può accordare
loro,non appena si siano impegnati a edificare la nuova società che Egli ha contemplato.
Nel corso dell'apprendimento per rendere sistematica la propria opera di
insegnamentosu vasta scala, le comunità Bahá'í sono divenute meglio equipaggiate per rispondere
aquesta ardente brama. Esse non possono risparmiarsi qualunque sforzo, qualsiasi
sacri-La seconda ragione è che le idee esposte in questi brani che ho citato, devono necessariamente
formare parte di una struttura entro la quale si può raggiungere l'unità di pensiero sulla crescita
sostenuta. Ritornando alla nostra storia, abbiamo detto che, insieme al rafforzamento del
processo di istituto, raggiungere questa unità di pensiero tra coloro che inizieranno il
programma intensivo nella vostra area, è l'obiettivo primario di questa fase preparatoria.
Partecipa-re ad incontri regolari organizzati dal Comitato di Insegnamento dell'Area,
dall'Istituto e dai Membri del Consiglio Ausiliario per questo scopo sarà una delle più alte
priorità.Il concetto di unità di pensiero richiede qualche commento. Si fonda su due altri gradi di unità
che possiamo presume-re esistano tra i partecipanti agli incontri, che noi frequentiamo. Il primo
è l'unità nell'amore e nell'amicizia, o me-glio ancora, unità dei cuori. Questo è il grado più
basilare di unità. Senza il quale, ogni altro grado di unità è, nel migliore dei casi, tenue, se non
impossibile. Si verifica quando ognuno di noi si impegna assiduamente per condurre la sua vita
in armonia con il principio dell'unicità dell'umanità, non soltanto in termini di conoscenza e
comporta-mento ma anche a livello di dinamiche spirituali.
Un ambiente volto a cementare i cuori è fondamentalmente plasmato dall'interazione delle
nostre qualità spirituali. Una qualità di straordinaria importanza a questo riguardo è l'umiltà,
un'umiltà che si deve accompagnare a un forte senso di determinazione e di perseveranza.
Abbiamo bisogno di guardare a noi stessi umilmente e di accettare che siamo lontani dal
possedere le perfezioni che alla fine adorneranno le nostre anime e dunque calcare il sentiero
della perfezione con costanza.L'umiltà a cui ci stiamo riferendo deriva dall'umiltà dinanzi a Dio. Si accompagna al timore di Dio
e ci mette in grado di comprendere che ognuno di noi è davvero insignificante quando è paragonato
alla maestà e alla gloria della creazione di Dio. E' decisamente tramite le benedizioni e le
confermazioni divine che diventiamo meritevoli di qualche menzione. E' il potere di Dio che
trasforma un moscerino in aquila. Il cielo non voglia che noi si possa pensare che la nostra forza
pro-venga da noi. In un istante l'aquila ritornerà al suo stato originale.
La ragione per cui sto enfatizzando questa qualità, nel contesto degli incontri che avranno luogo
nella vostra area è che, senza umiltà, l'unità dei cuori, questo che è il livello più basilare di unità, è
quasi impossibile da raggiungere. L'umiltà ci impedisce di diventare giudicanti, di perdere di vista
le nostre manchevolezze, e di concentrarci sui difetti degli altri. Sen-za di essa finiamo solo per
predicare principi elevati agli altri. "Dovremmo far questo", o "Questo è il modo in cui le cose
dovrebbero essere fatte", anziché impegnarci per raggiungere un'unità di pensiero. Questa umiltà è
un requisito, dunque, tipico della condizione dell'apprendimento, che è necessario che ciascun
partecipante ad un programma di crescita inten-siva faccia proprio.
Voi, naturalmente, sapete bene che l'amore che caratterizza questo grado fondamentale di unità è un
riflesso del nostro amore per Bahá'u'lláh. La base su cui si fonda tale unità è il Patto che noi
abbiamo fatto con Bahá'u'lláh, del quale Egli parla in questo modo nel Suo Libro del Patto:
Lo scopo di questo Vilipeso nel sopportare afflizioni e tribolazioni, nel rivelare questi
Santi Versi nel manifestare le prove, non è nient'altro che quello di estinguere la fiam-
ma dell'odio e dell'inimicizia, cosicchè l'orizzonte dei cuori degli uomini possa essere
illuminato con la luce della concordia e ottenere una pace e tranquillità autentiche.
Con i nostri occhi fissi su 'Abdu'l-Bahá, il Centro del Patto di Bahá'u'lláh, noi rimaniamo saldi nei
nostri sforzi per vivere secondo i Suoi Insegnamenti e per creare la civiltà che Egli ha concepito.
Noi siamo più che mai consapevoli della Pro-messa che abbiamo fatto a Bahá'u'lláh di amarci l'un
l'altro, perché in 'Abdu'l-Bahá vediamo l'esempio perfetto di colui che ama. Riflettendo sulla Sua
vita, impariamo cosa voglia dire sostenere la giustizia ed essere generosi e perdonatori. So-prattutto
restiamo consapevoli del nostro patto con Bahá'u'lláh , per cui non permetteremo che l'unità dei
Suoi seguaci venga spezzata e lavoreremo insieme come una comunità mondiale unita per
l'instaurazione dell'unità della razza umana.Il grado successivo di unità, fondato sull'amore e l'amicizia, è l'unità nello scopo. Gli incontri di
consultazione, che voi state frequentando nell'area, serviranno a rafforzare il senso dello scopo del
gruppo, che si prepara ad un programma intensivo di crescita. Dovremmo sempre ricordare che la
nostra è una associazione con finalità. Non ci siamo riuniti insie-me semplicemente per
esistere,vivere felici in un ambiente di unità ed armonia, per quanto questo importante possa essere.
Noi siamo lavoratori che lottano in una comune impresa: costruire un nuovo ordine mondiale,
fondare una civiltà fiorente sia dal punto di vista spirituale che materiale. La nostra meta, tuttavia,
non può considerarsi esaurita a livello di generali-tà. Nel caso specifico del piano di azione, a cui
state prendendo parte, lo scopo è quello di preparare l'area per un pro-gramma intensivo di crescita.
Riguardo al programma stesso, il suo scopo non sarà quello di creare piccole comunità costituite da
perfetti Bahà'ì, o di far beneficenza alle masse dell'umanità, o di offrire persone per qualcosa di
affine al ser-vizio chiesastico. Sarà quello di incoraggiare la crescita e a tutti quelli che ne
sentiranno l'esigenza di identificarsi con questo fine.
L'unità di pensiero che il gruppo nella vostra area necessita di raggiungere, dunque, riguarda la
natura di questa crescita e il modo in cui si potrà determinare. Essa implica avere una comprensione
comune del ruolo dei vari componenti dell'azio-ne, di come integrare i diversi sforzi, dell'equilibrio
che deve essere mantenuto tra l'azione collettiva e l'iniziativa indivi-duale, dello stile di
amministrazione che porterà coesione ad un'ampia gamma di attività, ma che non le controllerà in
ogni dettaglio.In questo processo volto a raggiungere l'unità di pensiero, una comune intesa riguardo alle
caratteristiche di un programma intensivo di crescita, menzionate dalla Casa Universale di
Giustizia, si otterrà:Si "mirerà ad incoraggiare una crescita sostenibile, producendo le capacità necessarie a livello
individuale, di istituzione e di comunità". Ciò non richiederà "piani grandiosi ed elaborati". "Ci si
concentrerà su pochi progetti che hanno dato prova nel corso degli anni di essere indispensabili per
l'espansione e il consolidamento su larga scala". Il suo "successo dipende-rà dalla maniera in cui le
linee di azione si integreranno e dalla condotta che verrà adottata per l'apprendimento". La sua
realizzazione "richiederà la stretta collaborazione dell'Istituto, dei membri e degli assistenti del
Consiglio Ausiliario e del Comitato dell'Area di Insegnamento". Al suo nucleo "si troverà un valido
e costante processo di espansione, affiancato da un processo di sviluppo delle risorse umane
ugualmente solido". Si garantirà che "non appena sale il numero dei credenti nell'area, una
significativa percentuale" riceverà l'addestramento dall'istituto e le loro capacità saranno "dirette
allo svi-luppo delle comunità locali".Al di là della natura del programma di crescita, l'unità di pensiero, che deve essere raggiunta, si
estenderà alle varie linee di azione, che devono essere perseguite dal programma: l'ordine in cui
esse verranno attuate nell'area, la maniera in cui verranno dirette, come si integreranno.
Naturalmente voi avete confidenza con molte di queste linee di azione, che inclu-dono:
1. La moltiplicazione dei circoli di studio e l'attuazione di campagne per generare e mantenere
l'entusiasmo per i corsi di istituto.2. La realizzazione di campagne di insegnamento per aumentare il numero dei credenti.
3. L'approfondimento della maggioranza degli amici da parte di coloro che stanno
beneficiando del programma di istituto.4. L'educazione dei bambini, a iniziare dalle classi per bambini Bahá'í , per poi gradualmente
occuparsi della fon-dazione di scuole dove necessario.
5. La promozione e l'istituzione della Festa del 19° Giorno.
6. Il rafforzamento delle Assemblee spirituali Locali nell'area.
7. La costituzione di Fondi Locali e l'educazione degli amici sulla sulla loro importanza.
8. La proclamazione a funzionari e leader di pensiero nell'area, ecc., ecc.
Il dispiegamento di queste linee di azione sarà strettamente connesso con l'apprendimento che avrà
luogo tra la popolazio-ne dell'area. Quando i credenti ultimeranno la sequenza dei corsi offerti
dall'istituto, avranno appreso come realizzare atti di servizio volti ad accrescere la complessità,
avranno acquisito un crescente senso di responsabilità per il progresso della loro area, e avranno
assunto un ruolo sempre maggiore nel determinare la direzione verso cui le comunità si
muoveranno. Come potete immaginare, quindi, l'unità di pensiero non è qualcosa che si raggiunge
una volta per tutte. E' parte di un processo continuo e più ampio di azione, di riflessione sull'azione,
e di studio degli Scritti affinchè gettino luce sulle que-stioni che sorgeranno. La Casa di Giustizia ci
dice:Compiendo il massimo sforzo, saranno necessari incontri periodici di consultazione nell'area per
riflettere sui problemi, considerare adattamenti e mantenere entusiasmo e unità di pensiero. Il
migliore approccio sarà quello di formulare piani per pochi mesi alla volta, a partire da una o due
linee di azione sino a crescere gradualmente in complessità.
Coloro che saranno attivamente coinvolti nella realizzazione dei piani, che siano membri di
istituzioni o no, dovrebbero essere incoraggiati a partecipare a pieno alle consultazioni. Saranno
necessarie anche altre riunioni comprendenti un'area più ampia. Alcune di queste forniranno
l'opportunità per condividere le esperienze e per un ulteriore addestramento. Altre si
concentreranno sull'uso delle arti e sull'arricchimento della cultura. Insieme, tali incontri
sosterranno un intenso pro-cesso di azione, consultazione e apprendimento.
Perciò, gli incontri a cui parteciperete, non si esauriranno una volta che il programma è stato
lanciato. Continueranno per tutto il suo svolgimento e aiuteranno coloro che vi prendono parte a
raggiungere livelli sempre più alti di unità di pensiero.
Fatemi dire alcune parole, adesso, riguardo al più potente strumento per creare unità di pensiero: la
consultazione Bahà'ì.Il fine della consultazione Bahá'í non è per noi quello di esprimere le nostre opinioni con la
speranza di persuadere gli altri ad essere dalla nostra parte. Né è quello di negoziare la verità. Anzi,
il suo scopo è la più seria indagine della realtà. La realtà è molto complessa e ciascuno di noi ne
vede qualche aspetto. Ci troviamo insieme per consultarci, precisamente per vedere aspetti della
realtà dalla prospettiva delle altre persone. Così facendo, portiamo alla luce un quadro più comple-
to di quella sfaccettatura di realtà che stiamo esaminando e agiamo di conseguenza. Non
pretendiamo nemmeno che la nostra decisione dopo la consultazione sia giusta. Facciamo
semplicemente il meglio che possiamo e siamo disposti ad imparare. 'Abd'ul-Bahá ha descritto la
consultazione in questo modo:Desidero con ciò far rilevare che la consultazione deve avere come scopo la ricerca della
verità.Colui che esprime un'opinione, non deve presentarla come corretta e giusta, ma offrirla
qualecontributo all'unanime consenso di opinioni; perché la luce della verità si manifesta quando
due opinioni coincidono. Allorchè acciarino e pietra focaia s'incontrano, si sprigiona una
scin-tilla. L'individuo deve soppesare le proprie opinioni con la massima serenità, calma e
compo-stezza. Prima di esprimere le proprie idee, egli deve attentamente vagliare quelle già esposte
daaltri. Se si accorge che un'opinione già espressa è più vera e più valida, deve accettarla
tempesti-vamente e non insistere ostinatamente sulla propria. Con questo metodo eccellente egli si
sforzadi raggiungere l'unità e la verità. Opposizioni e divergenze sono deplorevoli. E' meglio,
allora,chiedere il parere di un uomo saggio e avveduto; altrimenti, dato il modo contraddittorio e
litigio-so con cui le varie idee vengono esposte, occorrerà che un collegio arbitrale prenda una
decisionein merito. Anche una decisione di maggioranza o unanime può essere scorretta. Mille
personepossono convenire su un'unica opinione ed essere in errore, mentre un saggio può essere
nel vero.Ecco perché la consultazione è un colloquio spirituale in atteggiamento e atmosfera
d'amore.I membri devono amarsi reciprocamente in spirito d'amicizia, perché possano scaturirne
buoni"L'esempio più memorabile di consultazione spirituale fu la riunione dei discepoli di Cristo
sul monte, dopo la Sua ascensione. Essi dissero: "Gesù è stato crocifisso e non c'è più alcun
legame e rapporto fra noi e Lui nella Sua realtà fisica; perciò dobbiamo esserGli fedeli e
leali, dobbiamo esserGli grati e stimarLo, perché ci ha fatti risorgere dalla morte, ci ha resi
saggi e ci ha dato la vita eterna. Che cosa dobbiamo fare per esserGli fedeli". E così tennero
consiglio. Uno di loro affermò: "Dobbiamo liberarci dalle catene e dai ceppi del mondo,
altri-menti non potremo esserGli fedeli!". Gli altri risposero: "E' vero". Un altro aggiunse: "Dob-
biamo o sposarci e essere fedeli alle nostre mogli e ai nostri figli o servire nostro Signore
liberi da questi legami. Non possiamo avere impegni familiari e nel contempo annunciare il
Regno nel 'deserto'. Pertanto i celibi rimangano tali e coloro che si sono sposati
provvedanomezzi di sussistenza e agio per le loro famiglie e poi vadano a diffondere il messaggio del
vangelo". Non vi furono voci dissenzienti, tutti concordarono dicendo: "E' giusto".
(Compilazione, Consultazione…, pag. 17)Un terzo discepolo osservò: "Per fare azioni degne nel Regno dobbiamo sacrificarci di più.
Da ora in poi dovremo rinunciare a benessere e agio personale, accettare ogni difficoltà,
dimenticare noi stessi e insegnare la Causa di Dio". Ciò incontrò il consenso e l'approva-
zione di tutti. Infine un quarto discepolo soggiunse: "Vi è un altro aspetto della fede e dell'
unità. Per amore di Gesù saremo battuti, imprigionati e esiliati. Forse ci uccideranno. Impa-
riamo ora la lezione. Dobbiamo saperlo e decidere che, pur picchiati, banditi, maledetti,
disprezzati e condotti alla morte, accetteremo tutto con gioia, amando coloro che ci odieran-
no e feriranno". Tutti i discepoli risposero: "Lo faremo sicuramente; d'accordo, è giusto".
Quindi discesero dal monte e ciascuno andò verso diversa direzione per svolgere la propria
missione divina."Questa fu vera consultazione; fu consultazione spirituale e non il vano vociare di opinioni
personali in un dibattito parlamentare".Non mi resta molto di più da dire riguardo al programma di crescita nell'area in cui siete diventati
pionieri. Ci dovrà esse-re il frutto del processo di consultazione. Così terminerò qui la nostra storia.
Concedemi soltanto un breve commento finale. Mi scuso per il fatto che possa essere preso per un
ammonimento:Esiste una cosa nota come "la bella vita", costruita intorno al concetto di benessere. Ogni stile di
vita scelto da un Bahà'ì, naturalmente includerà comportamenti, che siano in accordo con gli
insegnamenti. Ma anche così, quando il benessere diventa la forza motivante, il nostro stile di vita
incomincia a mostrare gravi carenze che portano all'inattività. Quando la vita difetta di fermi
propositi, quando è troppo centrata sull'idea di spasso e divertimento, quando dà troppo valore al
piacere, diventa improduttiva. Un programma intensivo di crescita in un'area non è possibile se
coloro che vi prendono parte non si impegnano con zelo nel servizio. Tutti abbiamo familiarità con
queste parole di 'Abdu'l-Bahá:….Guardate Me, seguite Me, siate come Io sono; nessun pensiero per voi stessi e per le
vostre vite,sia che mangiate sia che dormiate, sia che siate soddisfatti, sia che siate in salute o malati,
sia chesiate con amici o nemici, sia che riceviate lode o biasimo; perché di tutte queste cose non ve
nedovete curare affatto. Guardate Me e siate come Io sono; dovete morire a voi stessi e al
mondo, cosìrinascerete ed entrerete nel regno del cielo. Osservate la candela, come dà luce. Essa stilla
la sua vitagoccia dopo goccia al fine di emettere la sua vampa di luce.
E nelle Tavole del Piano Divino, Egli ci invita:….Non riposate, non ricercate la tranquillità, non rimanete attratti dai lussi di questo
effimero mondo,liberatevi da ogni attaccamento, e lottate con il cuore e l'anima per insediarvi pienamente
nel Regno diDio. Guadagnatevi i tesori celestiali. Giorno dopo giorno divenite più illuminati.
Avvicinatevi sempre